Testo elaborato con il contributi di diversi OGLR
TOSCANA
Com’è noto, il 14 marzo 2025 il presidente della Regione Toscana ha promulgato la legge sul fine di vita medicalmente assistito dal titolo finale “Modalità organizzative per l’attuazione delle sentenze della Corte costituzionale 242/2019 e 135/2024” (d’iniziativa popolare sul fine vita “Liberi subito” promossa dall'associazione Luca Coscioni e supportata da oltre 10mila firme). La Toscana è la prima Regione italiana a introdurre una regolamentazione sulla procedura con la quale le persone che vogliono accedere al suicidio assistito possono far domanda all'Asl, e su tempi e modalità di risposta della commissione preposta a verificare la sussistenza dei requisiti fissati dalla Consulta affinché l'aiuto al suicidio non costituisca reato.
La legge era stata temporaneamente sospesa, dopo l'approvazione da parte del Consiglio regionale, a seguito di un ricorso presentato al Collegio di garanzia statutaria poi rigettato. A darne notizia la Regione in una nota a firma del Presidente della Regione: “La comunicazione da parte del Collegio di garanzia sulla correttezza del testo di legge approvato dal Consiglio regionale l'11 febbraio scorso certifica la piena legittimità di un atto che la Regione Toscana ha deciso di approvare, prima fra le 20 regioni italiane, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale numero 242 del 2019”…“ciò conferma la natura strumentale del ricorso, agito dall'opposizione per motivazioni politiche. La legge, infatti, è stata elaborata attraverso un confronto, una concertazione, un approfondimento molto serio. E il giudizio del collegio di garanzia dà conto anche di questo. Oggi ho promulgato la legge e sin da subito daremo attuazione alla disposizione normativa nelle procedure che essa richiede per la costituzione della relativa Commissione etica e negli adempimenti che la legge prospetta per l'attività della giunta”.
La situazione nelle altre Regioni
Sebbene ci siano stati casi anche di raccolta delle firme, ad oggi risultano pochi i Consigli regionali che hanno portato avanti la discussione in mateia. In Molise, Sicilia e Trentino-Alto Adige una proposta di legge non è ancora stata depositata.
In Abruzzo l’iniziativa dell’Associazione Coscioni è stata depositata, con undicimila firme a fronte di ottomila richieste. Ma il Consiglio non ha incardinato il testo e il rinnovo del Consiglio (avvenuto nel 2024) ha bloccato l’iter.
Queste dinamiche, anche se con sfumature diverse, si sono ripetute spesso. In Umbria, il testo era stato presentato a inizio 2024, ma a causa delle elezioni di novembre, il testo dovrà essere nuovamente riproposto. In Basilicata, la legge era stata portata in Consiglio, da nove Comuni, tra cui Matera. Ma anche in questo caso la questione è stata passata alla legislatura successiva. In Liguria, dopo che la raccolta firme era stata deposta a febbraio di un anno fa, le dimissioni dell’ex presidente Giovanni Toti ha messo la questione lontano dagli impegni urgenti del Consiglio. Lo stesso vale per la Sardegna, in cui le vicende giudiziarie della presidente regionale fanno slittare la discussione.
La prima Regione a cercare di adeguarsi alla sentenza della Corte costituzionale nel gennaio del 2023 è stata la Puglia, attraverso una delibera di Giunta che impone alle Asl un massimo di venti giorni per verificare le condizioni per accedere al suicidio assistito. In questo caso però il problema è da identificare nella forma del provvedimento: non trattandosi di una legge regionale, il prossimo Governatore potrà cambiare la direttiva o anche eliminarla, senza il bisogno dell’approvazione del Consiglio. Sul tema, la Città metropolitana di Bari ha chiesto alla Regione di discutere la proposta di regolamentazione dell’Associazione.
Un caso simile si può trovare anche in Emilia-Romagna, dove la Giunta, a seguito della raccolta firme, nel 2023 ha emanato delle linee di indirizzo per le Asl. Anche questa forma, come denunciato dall’Associazione Luca Coscioni, non permette di avere tempi certi. E infatti sulla questione il gruppo consigliare di Forza Italia ha chiesto un intervento del Tar. Riguardo invece alle iniziative legislative, in questa Regione si è registrata la proposta di legge di iniziativa popolare, recepita come pdl 7229, decaduta per fine legislatura a causa dello scioglimento anticipato dell’Assemblea regionale a seguito delle dimissioni del presidente, candidato e poi eletto al Parlamento europeo. Insediata la nuova Assemblea regionale a seguito delle elezioni (17-18 novembre 2024), il testo è stato riproposto come progetto di legge d’iniziativa popolare recante “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza n. 242/19 della Corte Costituzionale”, iscritto e assegnato alla Commissione referente in data 12.02.2025.
Oltre agli ostacoli burocratici, c’è anche chi si oppone al suicidio assistito. La prima Regione a farlo è stata il Veneto: dopo che la proposta di legge era stata depositata con nove mila firme, la discussione si è tenuta a gennaio 2024. Per un solo voto la norma non è stata approvata. Caso simile anche in Lombardia. Dopo che all’unanimità l’Ufficio di presidenza ha dichiarato ammissibile la proposta, a novembre 2024 il Consiglio ha deciso di votare una questione pregiudiziale di costituzionalità, dichiarandosi incompetente a normare la materia, impedendo di fatto la discussione e rimandando la questione al Parlamento.
Stessa linea anche in Friuli-Venezia Giulia dove la proposta di legge è stata respinta dalla commissione Sanità nel 2023 e, dopo essere stata nuovamente depositata, il Consiglio ha votato una pregiudiziale (che concretamente ha rinviato la discussione a data da destinarsi). Stesso metodo utilizzato a marzo 2024 in Piemonte, in questo caso per questioni di costituzionalità. Nelle Marche invece, dopo il caso di Federico Carboni (primo caso di suicidio assistito in Italia) a cui la Regione non ha fornito il medico e il materiale per accedere alla pratica, nel 2022 si è avviata una discussione, che però si è conclusa con un nulla di fatto. Al riguardo, giace da tre anni in quarta commissione dell'Assemblea legislativa regionale una proposta di legge (n. 129/22) intitolata "Procedure e tempi per l'assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi per effetto della sentenza n. 242/19 della Corte Costituzionale" a prima firma del Pd.
In Valle d’Aosta, la questione è stata affrontata da due consigliere di una lista d’opposizione (Progetto civico progressista), le quali hanno depositato il testo, che però non può essere discusso per mancanza di altri membri disposti a sottoscrivere il documento.
Per quanto riguarda le altre regioni, le varie proposte di legge sono in corso di valutazione. In Campania i consiglieri del Partito socialista italiano e del Gruppo Misto hanno portato il testo in Commissione sanità, il quale ha istituito un tavolo tecnico. In Calabria il Partito democratico ha presentato una norma per i soli pazienti terminali, che dovrà essere discussa. Nel Lazio Alleanza verdi e sinistra e Italia viva hanno preso in carico la proposta “Liberi Subito”, che dovrà essere portata in aula (anche se non è ancora stata calendarizzata).