Il Parlamento europeo ha approvato l’annuale risoluzione sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea relativa al periodo 2018-2019. Il PE muove dalla considerazione che l’UE non è soltanto un’unione monetaria ma anche sociale, che si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono condivisi da tutti gli Stati membri e dovrebbero essere rispettati e promossi attivamente dall’UE e da ciascuno Stato membro in tutte le loro politiche. Nonostante ciò, secondo l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali, nel 2018 sono state riscontrate violazioni dei diritti umani in tutta l’UE in vari contesti. Si rende necessario quindi un maggior impegno da parte dell’UE e degli Stati membri nella tutela dei diritti fondamentali e a tal fine è anzitutto necessaria una migliore promozione della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, al fine di renderne più efficaci le disposizioni.
In ambito economico e sociale, il PE riconosce il fondamentale ruolo che l’Unione riveste nella prevenzione della povertà e dell’esclusione sociale negli Stati membri e sottolinea l’importanza che l’UE e i suoi Stati membri elaborino programmi specifici intesi a porre fine anzitutto alla povertà infantile e invita la Commissione e il Consiglio a tenere in considerazione i diritti fondamentali in sede di elaborazione delle proposte di politica economica.
Il testo contiene alcuni discutibili riferimenti ai diritti sessuali e riproduttivi. In particolare, il PE ribadisce che le donne e le ragazze devono avere il controllo del proprio corpo e della propria sessualità. Invita tutti gli Stati membri a garantire un’educazione completa alla sessualità, un facile accesso per le donne alla pianificazione familiare e ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva, compresi metodi contraccettivi moderni e l’aborto sicuro e legale. La negazione dei servizi concernenti la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti, secondo il PE, è una forma di violenza contro le donne. Al riguardo viene affermato che “in diverse occasioni, le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo hanno stabilito che le leggi restrittive in materia di aborto e la negazione dell’accesso all’aborto legale violano i diritti umani delle donne”.
Il PE, poi, condanna i reati generati da odio e incitamento all’odio e da discriminazione basata fra l’altro sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere ed esprime preoccupazione per la diffusione di forme di razzismo e di incitamento all’odio contro le persone LGBTI.
Il PE condanna anche gli attacchi sferrati nell’UE contro luoghi di culto cristiano o luoghi legati in altro modo al cristianesimo, quali chiese, cimiteri, monumenti e statue e chiede parità di trattamento per i cristiani in Europa e in tutto il mondo. Al riguardo ricorda l’obbligo delle istituzioni e delle agenzie dell’UE di applicare pienamente per tutti i cittadini il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione e il divieto di discriminazione per motivi legati alla religione o alle convinzioni personali, nella vita pubblica e in quella privata e invita gli Stati membri a tutelare la libertà di pensiero, coscienza, religione o credo.
Per quanto riguarda i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati, il PE ribadisce che i percorsi legali e sicuri per la migrazione sono il modo migliore per evitare la perdita di vite umane ed esorta gli Stati membri a intensificare le misure di reinsediamento, a porre in essere corridoi umanitari verso l’UE e a introdurre la possibilità di richiedere visti umanitari per i richiedenti asilo. Condanna il fatto che alcuni Stati membri abbiano adottato normative, politiche e pratiche che ledono l’effettiva tutela dei diritti umani dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti e invita la Commissione europea e gli Stati membri a porre i diritti umani dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati, nonché il principio della condivisione delle responsabilità, al centro delle politiche in materia di migrazione e asilo. Ricorda, infine, che salvare vite è un obbligo giuridico ai sensi del diritto internazionale e dell’UE e condanna le intimidazioni, gli arresti e i procedimenti penali avviati in alcuni Stati membri nei confronti di organizzazioni della società civile e singoli individui per aver fornito assistenza umanitaria ai migranti.